Memphis, situata a 20 km a sud del Cairo sulla riva occidentale del Nilo, è stata una delle più importanti capitali dell’antico Egitto. In origine, il sito includeva le moderne città di Mit Rahina, Dahshur, Abusir, Abu Gorab e Zawyet el’Aryan, tutte facenti parte dell’antica Memphis.
La città svolgeva un ruolo cruciale come punto di unione tra l’Alto e il Basso Egitto, rappresentato dal 22° nome dell’Alto Egitto e dal 1° nome del Basso Egitto, dove il re Menes/Narmer, considerato il primo sovrano della I dinastia, scelse di stabilire la capitale. Il nome “Memphis” significa “Pareti bianche”, simboleggiando l’unificazione dell’Egitto, come rappresentato nella Tavolozza del Conquistatore di Narmer, datata al circa 31° secolo a.C.
Recenti scoperte, come un’iscrizione nel Sinai del re predinastico Iry-Hor visitatore di Memphis, suggeriscono che la città esistesse anche prima di Narmer, forse come un centro amministrativo. Durante l’Antico Regno, Memphis prosperò come capitale per oltre otto dinastie, raggiungendo l’apice del suo prestigio sotto la VI dinastia, nota per il culto di Ptah, dio della creazione e delle arti.
Il Tempio di Ptah a Memphis, custodito da una sfinge di alabastro, rimane un’icona del potere e del prestigio della città. La triade di Ptah, sua moglie Sekhmet e il loro figlio Nefertem costituivano il principale centro di culto di Memphis.
Con l’ascesa di Tebe nel Nuovo Regno, Memphis perse progressivamente il suo status di capitale politica, ma rimase un centro commerciale e culturale vitale. Durante il periodo romano, Alessandria divenne la principale città egiziana, relegando Memphis a un ruolo secondario. L’abbandono graduale iniziò intorno al XII secolo d.C., con la città che divenne una fonte di pietra per i nuovi insediamenti circostanti.
Memphis, con i suoi complessi templari, palazzi e necropoli, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia e nell’arte egizia, testimoniata dalle sue rovine e dai reperti archeologici che continuano a rivelare i segreti della sua antica grandezza.