Durante il regno di Nabucodonosor II (605-562 a.C.), Babilonia ospitava una grande biblioteca. In Grecia, il tiranno ateniese Peisistrato, nel VI secolo a.C., fondò la prima grande biblioteca pubblica. Da questo patrimonio misto di collezioni greche e del Vicino Oriente nacque l’idea della Biblioteca di Alessandria.

La vecchia biblioteca bruciò sotto Cesare, diventando la più famosa al mondo. Nel 2002, Alessandria ricevette una nuova biblioteca, costruita con l’aiuto dell’UNESCO su una superficie di circa 45.000 m2. La Grande Biblioteca di Alessandria, in Egitto, fu una delle più grandi e importanti biblioteche dell’antichità.

La biblioteca faceva parte del Mouseion, istituzione dedicata alle Muse, dee delle arti. L’idea di una biblioteca universale ad Alessandria potrebbe essere stata proposta da Demetrio di Falero, statista ateniese in esilio presso Tolomeo I Soter. La biblioteca fu probabilmente costruita durante il regno di suo figlio, Tolomeo II Filadelfo.

Acquisendo rapidamente rotoli di papiro grazie alla politica di acquisizione dei re tolemaici, la biblioteca divenne un centro di conoscenza durante il terzo e secondo secolo a.C. Molti scienziati importanti vi lavorarono, tra cui Zenodoto di Efeso, che uniformò i testi dei poemi omerici; Callimaco, autore dei primi cataloghi bibliotecari; Apollonio di Rodi, autore delle Argonautiche; e Eratostene di Cirene, che calcolò la circonferenza della Terra.

Durante il regno di Tolomeo III Eergete, il Serapeo istituì una biblioteca figlia. Nel 48 a.C., durante la guerra civile, Giulio Cesare incendiò parte della biblioteca, ma non la distrusse completamente. La biblioteca sopravvisse fino al 270 d.C., quando la rivolta e il contrattacco imperiale potrebbero aver distrutto ciò che ne restava.

Costruita nel quartiere reale di Brucheion, la biblioteca aveva sale di lettura, aule e un percorso peripatetico. I governanti tolemaici volevano che fosse un deposito di tutto il sapere e viaggiarono per acquisire testi in fiere del libro come a Rodi e ad Atene. Copie più vecchie erano preferite per la loro fedeltà agli autori originali.

Il Mouseion aveva anche studiosi e filosofi che ricevevano vitto e alloggio gratuiti, dedicandosi alla ricerca senza oneri. Con il declino del potere tolemaico, la biblioteca perse sostegno e fondi. La posizione di bibliotecario capo divenne un titolo politico, perdendo prestigio.

Nel 48 a.C., l’incendio provocato da Cesare distrusse parte della biblioteca, ma non tutto. L’importanza della biblioteca diminuì nel corso del tempo, con il passaggio della scienza alessandrina attraverso una diaspora nel Mediterraneo orientale e occidentale.

Inoltre, Plutarco riporta che Marco Antonio, negli anni che precedono la battaglia di Azio del 33 a.C., si era già impegnato in un’opera di sensibilizzazione.

Cleopatra aveva rinunciato a tutti i 200.000 rotoli della Biblioteca di Pergamo.

Lo stesso Plutarco nota che la sua fonte per questo aneddoto era talvolta inaffidabile ed è possibile che la storia

più che di propaganda, intende dimostrare che Marco Antonio era fedele a Cleopatra e all’Egitto piuttosto che a Roma.

Nel 642 d.C. Alessandria fu conquistata dall’esercito musulmano di ‘Amr ibn al-‘As.

Diverse fonti arabe successive descrivono la distruzione della biblioteca per ordine del califfo Omar.

Bar-Hebraeus, scrivendo nel XIII secolo, cita Omar e dice a Yaḥyā al-Naḥwī: “Se quei libri sono conformi al Corano, non ne abbiamo bisogno; e se sono contrari al Corano, distruggili”.

Gli studiosi successivi, tra cui padre Eusèbe Renaudot nel 1793, sono scettici su queste storie,

dato il tempo trascorso prima della loro stesura e le motivazioni politiche dei vari scrittori.